Manifesto Politico

La frammentazione politica locale potrebbe sollevare più di una perplessità sull’ennesima formazione che si presenta ai cittadini, tuttavia preme specificare il perché di questo nuovo progetto.

Negli ultimi anni varie anime, dalle liste civiche a veri e propri partiti, hanno deliberatamente creato non poca confusione nell’elettorato trentino. Si è voluto usare il termine “confusione” perché spesso le aspettative degli elettori si sono scontrate con indubbi interessi personali dei candidati poi eletti, e con una poco chiara collocazione politica del Movimento o partito, a cui si è voluto dare fiducia.

Parafrasando le parole di un illustre roveretano del ‘700, Girolamo Tartarotti, se tutti coloro che a questa nobile arte si accingono, dallo stesso fine fossero guidati, e tutti la verità per meta dei loro pensieri si prefiggessero, non può negarsi che la molteplicità delle idee dovrebbe arricchire il benessere del cittadino. Valga però il vero, pochi sono quelli che da così tanto zelo si trovino veramente stimolati. Chi da devozione alla propria scuola, e chi da mal talento verso il suo avversario è preso. Di conseguenza, non sempre la verità si raggiunge e succede ben spesso, che anche dopo aver difeso il falso, nientedimeno si ottiene l’intento.

Agire non ama giocare con artifici di malafede, e non è certamente nato per identificare l’elettore come veicolo al servizio di scalate politiche individuali.

A riguardo, il Gruppo di Coordinamento desidera chiarire fin da subito alla cittadinanza che il Movimento si colloca, nel pensiero e nei valori, all’interno dell’area politica del centrodestra autonomista. Tale attestazione spinge inevitabilmente ad un’ulteriore riflessione.

Ormai da parecchi anni, l’elettorato trentino di area centrodestra (in particolar modo quello autonomista) non trova un reale punto di riferimento. Machiavelliche e deleterie logiche di partito hanno scoraggiato l’elettore che ha quindi scelto la via dell’astensione dal voto.

La disaffezione, tanto legittima quanto pericolosa, va contrastata con il dovere morale, ossia con la promessa di mettersi al servizio della gente, percorrendo le stesse strade, condividendone i medesimi problemi.  Ci proponiamo per inaugurare una politica capace di ascoltare, che rifugga le minacce, onori gli impegni, rispetti il singolo, tuteli le minoranze linguistiche.

La nostra è una squadra unita nel far crescere un soggetto che parta dal basso, dalle falde del nostro territorio, che valorizzi i sentimenti locali, leghi le nostre vallate, unifichi le aspirazioni in un Movimento vasto, autonomo, forte, propositivo. Questo affinché sia di riferimento valido e credibile per diventare, assieme ad altri movimenti e partiti che si riconoscono nella stessa linea politica, alternativo all’attuale maggioranza in Provincia. C’è la consapevolezza che le alleanze strette dall’area autonomista abbiano lasciato, e lascino tutt’ora, l’amaro in bocca a non pochi suoi elettori.

Agire si propone di essere il punto di riferimento di chi non si riconosce nell’attuale alleanza di governo.

Tra le priorità del Movimento c’è senza dubbio la volontà di ritrovare l’orgoglio per la nostra terra; l’impegno per una proposta politica che rimetta al centro l’Autonomia come strumento di crescita e sviluppo del cittadino, dei Comuni e delle organizzazioni sociali sottraendola all’attuale logica di rafforzamento del potere delle Istituzioni causa di un centralismo pericoloso per la stessa democrazia.

Gli sconvolgimenti economici e sociali degli ultimi tempi hanno trasformato il volto delle nostre città e dei nostri paesi a cui vorremo restituire serenità, sicurezza e decoro. Non siamo disposti ad accettare l’immobilismo di chi, occupato a garantirsi posizioni di potere, ci vuol far credere che questa è, e sarà, la società del futuro.

Al centro dell’azione che si andrà a svolgere ci sono pertanto le persone, le tradizioni, l’ambiente, il suo paesaggio naturale, storico, artistico e quella dignità che il nostro territorio si è costruito nel tempo. Le potenzialità sono inimmaginabili; rimane soltanto la capacità di metterle in evidenza. Per farlo c’è bisogno di coraggio, sacrificio, disinteresse personale. E amore. Amore per i propri figli, per la propria terra, per la verità.

 

   Manifesto Politico – Agire

3 commenti

  1. Vorrei sapere quali azioni il movimento intenda proporre/organizzare per arginare l’afflusso di migranti dall’estero.

    • Gentile Ernesto, la domanda apparentemente semplice riguarda in realtà un tema estremamente complesso che fa parte di un quadro non solo nazionale, ma addirittura mondiale. All’interno di questa cornice, consapevoli dei pochi spazi di azione che abbiamo a disposizione possiamo fare alcune considerazioni per definire il nostro pensiero in merito.
      L’accoglienza è un valore, ma solo qualora essa poggi su requisiti di ragionevolezza. Il principio dell’accoglienza deve essere calato nella realtà, si possono accogliere solo le persone a cui siamo capaci di garantire una vita dignitosa. Invece, nel nostro caso, ogni limite di buonsenso sembra prossimo ad essere oltrepassato. Gli errori fatti in Europa si propagano grazie all’inettitudine di una politica locale slegata dalla vita reale. Presto non sapremo più aiutare dignitosamente né i profughi attualmente ospitati né i nostri cittadini, che già pagano il prezzo di questa politica. Presto inizieranno a manifestarsi ulteriori segni di malessere sociale, le cui prime vittime saranno proprio chi propagandiamo di voler accogliere.
      La maggior parte delle persone che accogliamo in Trentino non hanno diritto allo status di rifugiati e, quindi, cosa fanno queste persone in Trentino? Come si mantengono?
      L’Assessore Zeni ha avuto modo di rispondere ad una interrogazione del nostro coordinatore provinciale cons. Claudio Cia che “le persone richiedenti protezione internazionale a cui non sia concesso alcun tipo di riconoscimento non hanno più titolo per rimanere sul territorio dello Stato italiano e quindi non hanno alcuna prospettiva in proposito”.
      Una risposta che ci ha lasciato basiti, evidenziando come sulla gestione dell’accoglienza la Giunta provinciale navighi a vista e sia in totale balìa delle scellerate scelte fatte dal Governo romano. Si tratta di un modello di accoglienza fine a sé stessa, senza la garanzia di una sicurezza sociale per queste persone. È normale che se non si danno possibilità concrete, la via più facile da seguire è quella dello spaccio, dei piccoli furti, oppure, come dimostrano le sempre più numerose segnalazioni, della prostituzione.
      Non solo, alla richiesta di quali sono le previsioni di nuovi arrivi in Trentino nei prossimi mesi e anni, anche alla luce delle proiezioni delle previsioni nazionali, l’Assessore competente ha risposto che “non si è in grado di fare previsioni, se non osservare il trend di crescita che si è verificato negli ultimi tre anni a partire dal 2014”.
      La situazione dell’emergenza migranti appare sempre più critica e può solo peggiorare, visto che l’invasione dei profughi è previsto durerà almeno 20 anni. Dunque prepariamoci a una crisi continua, con milioni di disperati in marcia verso l’Europa. Molti sono però i paesi che hanno già reintrodotto controlli ai propri confini e altri si stanno organizzando per fare la stessa cosa. E bene fanno, perché è nel diritto di ogni popolo difendere la propria identità e coesione sociale, cosa che i politici europei pare abbiano sottovalutato. E’ prevalsa la politica del buonismo a qualunque costo, dell’accogliamo tutti poi si vedrà. Uno spot capace di convincere ogni disperato che, una volta arrivati in Europa, nessuno ti caccia via. Solo una minima parte fugge da conflitti e persecuzioni. Non va poi taciuto il fatto che l’iter burocratico per accertare e definire tale diritto dura mediamente 2 anni, tempi che espongono al rischio di non sapere neppure a chi abbiamo aperto la porta di casa.
      E’ nell’ambito di queste considerazioni che intendiamo muoverci, inoltre a breve attiveremo i nostri gruppi tematici nei quali tratteremo approfonditamente l’argomento per predisporre un vero e proprio programma.
      Nel breve periodo possiamo invece anticipare la proposta di istituzione di un CIE regionale, struttura del quale le nostre Forze dell’Ordine non dispongono e che offrirebbe tutti gli strumenti legali per trattenere, identificare e rimpatriare i soggetti clandestini che sono dediti alla commissione di reati.

      • A causa di impegni che mi hanno distratto da tutto quanto non fosse indispensabile, ho rinviato il mio commento alla vostra risposta. Quello da voi esposto è un quadro della situazione che apprezzo per la sua chiarezza ed onestà ma col quale posso solo parzialmente essere d’accordo. Se non si va alla radice dei problemi difficilmente se ne troverà la soluzione. L’esodo dal terzo mondo, inteso come area sottosviluppata politicamente ed economicamente, si deve in parte a certe politiche imperialistiche dissennate e criminali che hanno causato guerre, fame e distruzione ed in parte, non trascurabile, alla decisione di masse di individui di età medio-giovane di trasferirsi là dove c’è il benessere, la vita facile, nel paese della cuccagna, tanto ben reclamizzato dalle televisioni dei paesi evoluti, Italia in primis (non si dimentichi che la TV ed il cellulare in quei paesi hanno la priorità sull’acqua potabile ed il cesso). Il fenomeno è vissuto in America, in Europa ed in Oceania (dove però si sono posti dei paletti inamovibili). Le motivazioni sono molto simili. Come si può farvi fronte ? Su scala globale, politicamente, purtroppo, non c’è molto da fare, oggi; basti pensare all’ONU, all’ IMF, all’UNICEF, alla NATO, all’ EU, tutti enti accomunati da un medesimo spirito estraneo alle necessità nazionali. E allora ? Allora si può fare qualcosa a livello locale, ammesso che i governi facciano rispettare la propria autonomia quando i confini nazionali cessano di essere tali. In Italia, già vent’anni fa, c’erano tutte le premesse per arguire come la situazione si sarebbe evoluta, e nessuno ha voluto prendere le decisioni necessarie. Al popolo italiano non è stato chiesto se volesse o meno l’adozione dell’euro, se fosse d’accordo con ciò che stava per decidersi a Maastricht, se fosse in favore dell’accordo di Schengen. Chi ha deciso arbitrariamente escludendoci dovrebbe essere esposto al pubblico ludibrio, ed invece gode ancor oggi di molta considerazione. Se non si porrà fine allo spettacolo tragicomico delle navi italiane governative che vanno a caricare in acque territoriali libiche i cosiddetti profughi consegnati loro da altrettante unità navali di varia nazionalità che vengono a trovarsi in quelle acque al momento opportuno; se non limiteremo l’ingresso agli extracomunitari che non possono motivare la loro presenza in Italia per ragioni di studio o lavoro a fronte di documenti rilasciati dalle nostre ambasciate ; se non faremo capire, con le dovute maniere, agli immigrati dall’ex unione sovietica ed ai magrebini che l’Italia non è terra nullius e la vacca dalle tette sempre gonfie a loro disposizione; se non cominceremo a ragionare anziché abbandonarci a falsi pietismi e non la smetteremo di soffrire della sindrome del razzista indotta dalla propaganda della comunità degli imbecilli ; se non abrogheremo certe leggi v. Turco – Napolitano, allora non ci sono speranze di porre rimedio alla situazione e l’Italia rimarrà ciò che è diventata: terra di conquista per chiunque voglia fare i comodi suoi. La risposta dell’assessore Zeni alla vostra interpellanza non stupisce, a parte il politichese contorto che ci poteva risparmiare. E’ uno dei servitori del PD, il partito delle coop rosse che tanta parte hanno avuto e ancora hanno nel mondo dell’assistenza agli immigrati. La quinta colonna, business oriented, che rema contro blaterando di assistenza ai bisognosi.

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